Eccomi a parlare di una nuova esperienza.
Si tratta di intrattenere il pubblico in un luogo insolito, lontano dal palco e dallo spazio scenico del teatro: il ristorante.
L’esperienza delle “cene con il delitto” o “cene a tema” o ancora “cene spettacolo” mi ha messo a dura prova come attore sulla capacità d’intrattenere, ma anche il comprendere a fondo che lo spettacolo o la performance dipende molto dal pubblico che ti ritrovi. Spesso molte distrazioni affaticano il tuo lavoro, ma tu devi essere presente in quello che fai cogliendo ciò che d’improvviso può capitare per trasformarlo e adattarlo a quella che è la storia, il testo. Chiaramente il ristorante risulta una “trincea” per l’attore, diverso ancora da quella che può essere una performance in una piazza o vicolo di paese ed è ancora più sentito “lo stare con quello che c’è”.
L’attore deve “strisciare” tra i tavoli, tenere a bada i commensali più vivaci e ravvivare quelli più distratti. I tempi di attesa sono lunghi una portata e si esce ed entra in scena più volte.
Altresì interessante è stato far prendere il sopravvento alla voce per caratterizzare i personaggi che ho sostenuto.
Mi son ritrovato a lavorare con persone nuove e provenienti da esperienze artistiche differenti tra loro, un copione in mano senza regia. Fin dalla prima storia ho pensato che vista la mia affinità con le cadenze dialettali italiane e straniere, potesse essere un primo passo per “entrare” nel personaggio (non sono un poliglotta, imito la cadenza vocalica).
Poi sono arrivati i gesti e il movimento.
Non sono mancate improvvisazioni di ogni genere e in ognidove senza rischiare di uscire dalla storia.
Successo tra il pubblico con riscontri positivi ed altà credibilità riguardo la provenienza del personaggio e a fine serata, in vari appuntamenti, ho provato più volte a dire che ero veneto… con scarso risultato!
Ho assaporato il piacere di giocare con la voce caratterizzando i personaggi e ricordando di quando da piccolo e da ragazzo, piuttosto che andare in sala giochi, chiamavo gli amici vicini di casa per stare davanti alla TV ad imitare vari personaggi dello spettacolo.
Ricordo che si crepava dalle risate tra di noi, non tanto per la trasmissione televisiva che non veniva seguita, ma quanto le voci che uscivano dalle nostre bocche.
Che sia stata un’autoformazione o che sia un affinità riscoperta non lo so ancora, ma di certo è un piacere divertirsi-divertendo gli altri.
Grazie dell’attenzione 🙂
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